Udito infantile

Sarah Rodrigues racconta del suo udito, dell’intervento in giovane età e del sostegno dei suoi genitori
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Dato che scrivo sia per amore che per vivere, la comunicazione per me è di vitale importanza. L’idea che i problemi d’udito della mia infanzia possano aver frenato lo sviluppo del mio vocabolario è per me terribile da contemplare: anche se preferisco la scrittura alle parole, adoro tutto ciò che le riguarda, dall’etimologia al modo in cui l’inflessione può cambiare il senso di una frase.

Lo sviluppo del linguaggio

Perché sì: sebbene leggere sia una parte preponderante nello sviluppo del linguaggio, l’udito gioca forse un ruolo ancor più importante, visto che, se tutto va bene, è presente sin dalla nascita. Studi hanno dimostrato che, nonostante i bambini con ipoacusia riescano ad apprendere parole come “gatto” e “saltare” senza troppa fatica, tendono a riscontrare maggiori difficoltà nell’ambito dell’intangibilità e dei concetti astratti: sentimenti quali l’invidia, e preposizioni come “prima” e “dopo”, parole che, in versione sia orale che scritta, aggiungono livelli, ricchezza e significato.

Dolorosi ricordi

I miei problemi d’udito sono iniziati con un raffreddore particolarmente fastidioso, che si è tramutato in un’infiammazione alle orecchie. È noto che raffreddori e otiti siano molto frequenti tra i bambini, per motivi che vanno dal sistema immunitario non ancora ben sviluppato al posizionamento orizzontale delle tube di Eustachio (che si modifica poi crescendo e col passare degli anni), rendendo più difficile il drenaggio dei fluidi. Anche l’infezione cronica delle adenoidi, situate vicino a queste tube, è legata a quella dell’orecchio medio e al conseguente accumulo di pressione.

Inutile dire che questi ricordi siano, per me, annebbiati. Rammento atroci mal di orecchi. Credo di aver gridato dal dolore nella notte, ma forse questo è solo il dramma percepito dal senno di poi. Ricordo di essere andata da un medico in un elegante studio lungo una via nominata “Help Street” - anche in giovane età, il mio amore per la lingua mi consentì di vedere e apprezzare il gioco di parole - e di aver fatto diverse sedute di test: “Metti un piolo nel foro quando senti il bip”. Le cuffie mi sembravano troppo grandi e scomode rispetto alle mie orecchie, anche allora (prima dell’avvento del walkman e, più avanti, degli earpod!), e ricordo l’avido desiderio di voler soddisfare tutte le richieste e dare la risposta “corretta”. Avrei anche potuto dimenticare tutto ciò, se non che, anni dopo, ho dovuto vedere il mio secondo figlio subire un test simile a seguito di alcune preoccupazioni sorte riguardo allo sviluppo del suo udito e linguaggio: lo sguardo di speranzosa complicità sul suo dolce visino paffuto, schiacciato da quelle strane cuffie (pure leggermente storte), mi spezzò il cuore.

Preoccupazioni da genitore

E penso che anche mia madre debba essersi sentita in questo modo: “Tutte le volte che avevi anche solo un semplice raffreddore, si presentava sempre anche il mal di orecchi” mi ha raccontato. “Mi era stato detto che, se non curato, saresti potuta diventare sorda prima di compiere 10 anni.”

Era possibile? Non ne posso essere certa. Questo succedeva negli anni ‘70 e, oltre a non poter più contattare il mio medico per un parere, è probabile che al giorno d’oggi quella prognosi non sarebbe stata così terribile come allora. Comunque, sono andata in ospedale per un’adenoidectomia e l’inserimento del drenaggio transtimpanico; grazie al mal di gola che ne conseguì, ho mangiato gelatina verde a ogni pasto. I miei genitori venivano a farmi visita tutti i giorni e, a mia insaputa, una volta a casa, si dedicavano alla ridecorazione della mia cameretta fino a notte inoltrata. Quando finalmente tornai a casa, fui accolta da un tripudio di fiori e giocattoli.

Ripeto, questo è ciò che ricordo io. La carta da parati era tutta nuova e io ne ero decisamente entusiasta (anche se un po’ di gelatina verde non avrebbe guastato!)

Fiducia accademica e sociale

Questi frammenti, questi preziosi ricordi (anche se, forse, non del tutto affidabili), sono solo una parte di ciò che i miei problemi uditivi hanno rappresentato, e che sono diventati negativi ai miei occhi. Concessomi il dono di un udito migliore, iniziai a trangugiare parole, scritte o orali che fossero, rigurgitandole ad ogni occasione. Ho vinto premi per la scrittura, parlavo in modo sicuro in classe, ho arricchito il mio prezioso vocabolario, ho studiato le lingue offerte dalla scuola secondaria e mi sono laureata in giurisprudenza, godendomi ogni sillaba e ogni espressione, assaporando come tutto ciò facesse parte di un’unione molto più ampia di comunicazione ed essenza umana.

Niente di tutto ciò dimostra che affrontare l’ipoacusia precocemente sia il biglietto d’oro per il successo accademico (e, in tutta onestà, in molte materie, il mio “successo” è stato trascurabile, chiedete ai miei insegnanti di scienze e matematica). Tuttavia, al contrario, quando sono questi problemi di udito a entrare in gioco, i cattivi risultati accademici non possono essere semplicemente attribuiti alla mancanza di intelligenza. Come dimostra una ricerca dell’American Speech-Language Hearing Association (ASHA), fattori come il rumore di fondo, il parlato rapido e un insegnante che parla dando le spalle alla classe possono contribuire a ostacolare l’apprendimento. Inoltre, come già detto, i bambini ipoacusici possono avere difficoltà ad afferrare argomenti basati su concetti e idee, rispetto a quelli fondati su aspetti tangibili.

Naturalmente, i problemi uditivi ricorrenti nell’infanzia possono avere un impatto non solo sull’apprendimento, ma anche sulla fiducia in se stessi e sullo sviluppo sociale: poiché la comunicazione è la chiave per costruire le relazioni, non è raro che i bambini con problemi di udito si sentano isolati, si allontanino dalle situazioni sociali e lottino con l’interazione. Con la maturità sociale così limitata, anche i rapporti tra pari, con l’avanzare dell’età del bambino, ne possono venire influenzati.

Intervento precoce e sostegno

Il trattamento immediato può, ovviamente, mitigare diversi degli aspetti negativi associati ai problemi d’udito nei bambini: io sono stata fortunata ad aver individuato e curato il mio difetto ancora praticamente all’inizio dell’esperienza scolastica. A vent’anni incontrai un uomo che aveva vissuto un’esperienza meno positiva: non solo i suoi problemi di udito (otosclerosi, una condizione in cui la crescita eccessiva delle ossa nell’orecchio impedisce alle staffe di vibrare in risposta al suono) erano ereditari, ma suo padre, nonostante avesse sofferto della stessa condizione, lo chiamava spesso “stupido” per la sua occasionale incapacità di cogliere ed elaborare le informazioni. Si può solo immaginare quale effetto possa aver avuto sulla sua autostima.

Infatti, uno studio del 2015 ha dimostrato che l’intervento precoce, combinato con il sostegno e il coinvolgimento dei genitori e dei tutori, nonché il tempo trascorso ad assimilare il linguaggio attraverso la lettura, ha avuto un effetto profondamente positivo sulle prestazioni accademiche: avere impianti cocleari bilaterali e un ambiente familiare positivo sono stati predittivi di risultati più positivi.

I miei ricorrenti mal d’orecchi infantili hanno reso i problemi di salute uditiva facilmente identificabili sin da piccola; si immagina che la conoscenza delle condizioni ereditarie faccia scattare l’allarme anche per un genitore o un tutore. Tuttavia, non tutti i danni all’udito dei bambini sono così facilmente individuabili - quindi, quali sono i segnali a cui prestare attenzione e di cui essere consapevoli?

Le difficoltà nel parlare o i difetti di pronuncia sono noti segnali di avvertimento, ma, secondo gli esperti, altri sintomi possono includere la tendenza a sognare ad occhi aperti o ad allontanarsi, la difficoltà di concentrazione, risposte inadeguate alle domande e la difficoltà a seguire le istruzioni. È facile comprendere come tali comportamenti possano essere male interpretati come “cattiveria” o mancanza di capacità - quindi è ancora più importante cercare una valutazione approfondita; in questo modo, se le difficoltà uditive sono in gioco, si possono ottenere sostegno e trattamento, offrendo al bambino la migliore opportunità possibile di ottenere ciò di cui è capace, sia socialmente che accademicamente.

La vita uditiva

Dopo l’operazione e i successivi controlli, il mio udito è stato ritenuto adeguato e non mi è stato mai consigliato di portare apparecchi acustici né impianti. Detto questo, ho ancora alcune difficoltà a sentire e che probabilmente si possono far risalire a quei primi problemi. Diversi flussi di rumore - per esempio, sentire e identificare la fonte di una sirena mentre l’autoradio è accesa, o avere una conversazione in un bar o in un ristorante rumoroso - possono far salire i miei livelli di stress alle stelle. Quando faccio la spesa al supermercato, riesco meglio e con meno ansia se annego il rumore di fondo degli annunci (e delle persone in generale) collegandomi a un podcast o a una playlist di percussioni shamaniche. Preferisco di gran lunga leggere le informazioni, piuttosto che sentirle. Le stanze con un’acustica scadente possono portarmi a piangere dal nervosismo. Le situazioni sociali - compresa, a volte, la vita familiare - possono rendermi davvero esausta. Anche prima di raggiungere la mezza età, non è mai stato insolito per me sgattaiolare via per un pisolino nel bel mezzo di una riunione.

Sono tutte cose che possono essere affrontate e, in molte circostanze, anche evitate. La questione più ampia - quella della mia capacità di sentire chiaramente, di impegnarmi in un contesto educativo, di essere in sintonia con le sfumature, il tono e l’espressione - è tutta dovuta, incommensurabilmente, al sostegno dei miei genitori, degli insegnanti e dei medici. Non ci sono parole per descrivere quanto io sia loro grata per questo.

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