Una vita in isolamento (o forse no?)

Consigli e tecniche utili per riconnettersi
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Il ricorso all’isolamento, la condizione per cui ci si ritrova separati dalle altre persone, può rivelarsi necessario (a volte anche utile) per diversi motivi. Per una malattia, fisica o mentale, oppure per una complicazione sanitaria a lungo termine che rende difficoltosa l’interazione con gli altri. O ancora per la perdita di una persona cara, di un lavoro, di un trasporto, per la fine di una relazione oppure per la perdita dell’abilità di udire e/o di parlare.

L’isolamento è da sempre considerato come una situazione individuale. Una persona inizia ad emarginarsi dalla società e poi scivola al di là del quadro, o addirittura ne precipita fuori all’improvviso. Ma, finché si tratta di un singolo individuo, è molto facile che sfugga.

Ora Paesi interi si sentono dire di auto-isolarsi, di restare a casa. E tutti noi stiamo tentando di capire come abituarci a questa nuova realtà senza impazzire.

Nel suo libro Lost Connections (Connessioni perdute), Johann Hari fornisce uno spunto sul perché gli umani siano delle creature così sociali, attraverso un dialogo con lo scienziato e ricercatore Dr. John Cacioppo.

Sin da quando l’uomo si è evoluto, viviamo in piccole tribù di cacciatori e raccoglitori di poche centinaia di persone. Questi uomini sono riusciti a sopravvivere solamente grazie alla cooperazione e alla protezione gli uni per gli altri. Se un individuo si fosse separato del gruppo, si sarebbe esposto agli attacchi di bestie selvatiche e di altre tribù. A sua volta, l’assenza di quell’individuo avrebbe reso vulnerabile anche il gruppo stesso.

Così abbiamo sviluppato l’istinto di connessione, cooperazione e appartenenza.

Non siamo più nella savana, ma l’isolamento può ancora rappresentare un rischio, sia a livello fisico (cadute, malattie, incidenti) sia emozionale. La solitudine può portare ansia e depressione, rendendoci insicuri, diffidenti e ipersensibili a tutto ciò che può costituire una minaccia. Un periodo prolungato senza interazione sociale può risultare in un declino delle funzioni cognitive e avere ripercussioni sulle nostre abilità comunicative.

L’auto-isolamento che stiamo vivendo oggi riguarda un distanziamento fisico, non sociale. Rinunciare alla presenza fisica di altre persone non significa tagliare definitivamente i ponti con il mondo esterno. Occorre solamente modificare il modo di interagire.

Perciò, la domanda è questa: come possiamo condurre una vita “non-isolata” restando fisicamente distanti dagli altri?

Chris Hadfield, un astronauta che ha vissuto sulla Stazione Spaziale Internazionale, ne sa qualcosa su come poter trascorrere il tempo lontano dalla normalità. In un video messaggio pubblicato sul suo canale YouTube , fa notare che non c’era momento migliore per doversi auto-isolare.

Grazie alle innovazioni tecnologiche siamo in grado di connetterci con tutto il mondo tramite diversi dispositivi, una connessione internet o una rete telefonica. I dispositivi medici come gli impianti acustici possono addirittura aiutare a recuperare l’udito e permettere ai portatori di (ri)connettersi.

Abbiamo accesso agli scritti di uomini e donne vissuti in qualsiasi era, all’arte e alla musica, ai film e alla televisione, al teatro e alla danza. Alle conversazioni tra esperti, leader di pensiero e celebrità.

Siamo meglio connessi ora rispetto a qualsiasi altro momento nella storia e siamo nella condizione di poter sfruttare appieno le nostre risorse per riuscire non solo a sopravvivere a questa crisi, ma addirittura a prosperare.

Ecco quindi alcuni consigli e alcune tecniche che ho raccolto su come sfruttare questo tempo in casa e riconnettersi con se stessi, con la comunità locale e con la natura.

Connettersi con se stessi

  • Prendiamoci del tempo per riflettere e annotarci come desideriamo che sia la nostra vita, per ragionare sui nostri valori e definire cosa davvero conta per noi stessi.
  • Sviluppiamo una routine quotidiana e inseriamo tutte quelle cose che ci fanno stare bene: esercizio, meditazione, ascoltare la musica che ci piace, sperimentare nuove ricette.
  • Ma senza mai perdere la calma. Non dimentichiamo di prenderci delle pause regolari durante l’arco della giornata semplicemente per sederci con una tazza di tè a osservare fuori dalla finestra.
  • Prendiamoci del tempo anche per delle attività divertenti. Non c’è nulla di più vero del detto “la risata è la miglior medicina”. Troviamoci dei film, dei programmi tv o radio oppure delle commedie che facciano ridere.
  • Questo è un ottimo momento per scegliere un nuovo hobby: leggere libri o riviste, suonare uno strumento, imparare una nuova lingua, fare arte e attività artigianali, iniziare a scrivere un racconto.
  • Lasciamoci andare alle sensazioni senza giudizi. È del tutto naturale provare sentimenti di paura, rabbia, tristezza e confusione. Prendiamo un profondo respiro, sediamoci con queste emozioni e lasciamole fluire.
  • Stiamo attenti alla salute. Prendiamoci cura delle nostre condizioni di salute. Potrebbero esserci degli aspetti che abbiamo continuato a rimandare per troppo tempo, come fare dei controlli all’udito, che possono essere eseguiti anche online.
  • Cerchiamo di non abbuffarci di notizie e social media, e assicuriamoci che le fonti siano attendibili prima di condividere certe informazioni. Verifichiamo ciò che ascoltiamo tramiti siti come FullFact.

Connettersi con la comunita’

  • Riconnettiamoci con la famiglia e gli amici e torniamo in contatto con persone che abbiamo perso negli anni. Applicazioni come FaceTime, Skype, Google Hangouts e WhatsApp sono ottime per videochiamare e telefonare.
  • Mia suocera e le sue amiche si mandano un messaggio ogni mattina con un pollice alzato per comunicare che è tutto ok. Su Twitter, una donna ha dichiarato che chiama il suo anziano papà per farsi raccontare ogni giorno un episodio diverso della sua vita. Abbiamo l’opportunità di conoscerci a fondo gli uni con gli altri.
  • Il nostro quartiere ha creato una chat su WhatsApp per dare la possibilità a chi resta senza scorte sufficienti di comunicarlo e ricevere il supporto di cui ha bisogno. Possiamo imbucare un biglietto con il nostro numero di telefono nella cassetta della posta o chiedere di esporre un segnale alla finestra in caso di necessità per chi non ha dimestichezza con la tecnologia.
  • In questo periodo sto riscoprendo l’importanza del suono delle voci umane. Gli audiolibri, i podcast e la radio possono rompere questo silenzio.
  • È possibile essere socievoli anche a distanza. Mia nonna alloggia presso una casa di ricovero e i pazienti si affacciano al corridoio per bere il caffè e fare due chiacchiere tra loro. E i miei vicini organizzano sempre un bell’aperitivo nei weekend, ognuno dalla sua veranda con un bicchiere di vino, aggiornandosi a vicenda sulle loro vite.
  • Esistono innumerevoli opportunità per fare volontariato per persone che si sentono sole in isolamento, a cui potrebbe giovare una voce amica dall’altro capo del telefono.

Connettersi con la natura

  • La natura ha un effetto rivitalizzante sulle persone, in tempi buoni ma a anche in quelli più difficili. Ora che la primavera sta sbocciando e il tempo è sempre più bello, proviamo a uscire per una piccola dose quotidiana di sole e aria fresca.
  • Facciamo una passeggiata o una corsa al parco o per le vie del vicinato. Sorridere e fare un piccolo cenno alle persone che incontriamo può aiutare a farci sentire tutti meno soli.
  • È il momento ideale per uscire in giardino, mettere ordine e cimentarsi a coltivare il proprio orto personale e dei fiori.
  • Proviamo a identificare gli uccelli che vediamo e sentiamo in giardino e impariamo qualcosa di nuovo sulle loro abitudini, sulla migrazione e il ruolo che hanno nell’ecosistema.
  • Tiriamo fuori le matite e disegniamo la flora e la fauna attorno a noi. Disegnare ci può aiutare a notare dei minuscoli dettagli e ad apprezzare la complessità della natura che solitamente non siamo in grado di cogliere al primo sguardo.

E mentre siamo fortunati a possedere questi dispositivi, sempre connessi a internet per aiutarci in questo periodo così difficile, cerchiamo di non iniziare a darli per scontati e a non dimenticarci del valore dell’interazione fisica.

Johann Hari riporta un’altra conversazione in Lost Connection, questa volta con la psicoterapeuta Dr. Hilarie Cash:

“Il tipo di connessione di cui abbiamo bisogno è questo”, disse agitando la mano tra me e lei, “che è faccia a faccia, dove siamo in grado di vederci, toccarci, odorarci e ascoltarci a vicenda... Siamo creature sociali. Siamo destinati a essere in connessione gli uni con gli altri in modo sicuro e premuroso, e quando questo viene mediato da uno schermo, tutto ciò viene a mancare.”

Così, mentre si ridefinisce il concetto di una vita significativa, non aspettiamo altro che aprire le nostre porte, che si affacciano al di là di questa crisi, e celebrare le esperienze faccia a faccia delle comunità che ci circondano.

Article The History of Hearing Implants How MED-EL’s founders Ingeborg and Erwin Hochmair beat the odds
Report You’ve Got a Friend Why giving and receiving support helps us lead healthy and happy lives
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