Il viaggio verso l'ascolto

Un viaggio dal mondo dei non udenti a quello dell’ascolto con impianto
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Un impianto uditivo è l’unico dispositivo in grado di sostituire il senso umano, ma, senza dubbio, non rappresenta una soluzione immediata.

Infatti, l’operazione chirurgica è solo il primo dei passaggi. Solo ora, dopo nove mesi di allenamento uditivo e molta pratica, Louise riesce a godere di un’ampia gamma di suoni, che variano dal latrato del suo cane Skye al cinguettio degli uccellini.

L’allenamento dell’udito richiede tempo

Dopo anni trascorsi a sentire poco o nulla, molte persone definiscono l’ascolto grazie a un impianto cocleare (IC) del primo vero suono come un piccolo miracolo. Dopo tutto, segna l’inizio di un nuovo ed eccitante viaggio nel mondo dell’udito.

“È stato favoloso riuscire a sentire i suoni ad alte frequenze, anche se al momento mi sono sembrati strani ed estranei!”

Ma l’operazione non rappresenta il punto di arrivo! Per raggiungere la fine del percorso con successo, il cervello deve re-imparare ad ascoltare, ma in un modo del tutto differente. Per questo sono necessari mesi di allenamento costante con un audiologo o un logopedista, affiancato da tanta, tanta pratica. È il cosiddetto periodo di riabilitazione.

“L’allenamento dell’udito richiede tempo,” dice il Dott. Andreas Lackner, specialista in Otorinolaringoiatria presso l’Ospedale Universitario di Graz, in Austria. Innanzitutto, perché all’inizio con un IC tutto ha un suono completamente diverso rispetto a quello dell’udito naturale. I primi suoni risultano monotoni e metallici. Le voci maschili e femminili spesso non si distinguono e il parlato è di difficile comprensione. Ma a lungo andare il cervello si regola sui nuovi rumori, che diventano poi normali.

Louise Skinner, di Gosport, Regno Unito, ricorda il momento in cui per la prima volta è stato attivato il suo IC nel 2013. “È stato favoloso riuscire a sentire i suoni ad alte frequenze, anche se al momento mi sono sembrati strani: potrei dire che non mi piaceva ciò che sentivo!”, ricorda. Le sono serviti circa nove mesi per abituarsi all’impianto ed essere in grado di riconoscere suoni come il cinguettio degli uccellini, allarmi e sirene.

“Quando qualcuno ha difficoltà di udito per lunghi periodi di tempo, le regioni del cervello responsabili dell’udito “si spengono” e perdono la loro capacità di connettersi alle altre aree del cervello.”

Come funziona l’apprendimento del cervello

Quando qualcuno diventa sordo, le vie uditive cerebrali non vengono più stimolate e ciò modifica l’area dedicata del cervello. “In coloro che hanno sperimentato difficoltà di udito per lunghi periodi di tempo, le regioni del cervello responsabili dell’udito “si spengono” e perdono la loro capacità di connettersi alle altre aree del cervello responsabili di esperienza, sentimenti, linguaggio e comprensione,” spiega il Dott. Lackner. Ciò significa che chi ha ricevuto un impianto di recente potrebbe essere in grado di sentire una parola, ma non di assegnarle un significato. Oppure potrebbe conoscerne il significato, ma aver difficoltà ad associarlo alla propria esperienza. “Le precedenti vie uditive devono, innanzitutto, essere riattivate e collegate alle altre aree del cervello”, aggiunge. Per fare questo è necessario un allenamento uditivo, compito, tra gli altri, della logopedista Tina Wallerstorfer.

Wallerstorfer e il suo team supportano i portatori di IC alla Wels State Clinic, in Austria. “Durante la regolazione iniziale dell'audio processore, ossia la parte esterna dell'IC che si trova dietro l'orecchio e rileva il suono, è importante iniziare con un volume molto basso e aumentarlo gradualmente. A seconda di quanto il paziente tollera il volume, questa fase può richiedere da due a tre mesi, fino al raggiungimento della regolazione finale. Quindi può iniziare l’allenamento all’udito”, dice Wallerstorfer.

La durata dell’allenamento varia a seconda di diversi fattori. “In media, la riabilitazione dura circa un anno.” “Alcuni utenti riescono a sviluppare una buona comprensione del parlato già dopo tre mesi, mentre altri hanno bisogno di più di un anno.” Più breve è il periodo di sordità prima dell'operazione, minore sarà da durata della riabilitazione. Le persone che hanno già portato un apparecchio acustico in passato hanno un vantaggio, poiché i loro sistemi uditivi si sono mantenuti attivi. Le persone, invece, sorde da un orecchio ma che sentono bene dall'altro non avranno bisogno di lavorare tanto sulla comprensione del parlato, piuttosto dovranno imparare a conciliare i due diversi tipi di udito.

La fase di riabilitazione è senza dubbio un momento di difficoltà, ma successi, piccoli o grandi che siano, come riconoscere il cinguettio degli uccelli o sentire il proprio nipote parlare per la prima volta, sono una grande spinta motivazionale.

Sentire e capire sono due cose molto diverse...

Le persone che hanno sofferto a lungo di sordità bilaterale devono avere pazienza. Quando sentiranno di nuovo, è probabile che non siano in grado di seguire sin da subito una conversazione. “Sentire e capire sono due cose molto diverse”, dice Wallerstorfer. “Coloro che sono affette da deficit uditivo da lungo tempo, impareranno a comprendere i suoni da zero. Questo processo ha luogo nel cervello e implica che il suo centro uditivo venga riattivato.”

L’allenamento inizia con la percezione di suoni semplici, come l’acqua che scorre da un lavandino o un campanello che suona. Gli utenti vengono accompagnati con esercizi sempre più complessi, fino al raggiungimento del riconoscimento del parlato. “Tuttavia, la lettura delle labbra e i gesti rimangono spesso parte integrante della comunicazione dei portatori di IC,” dice Wallerstorfer. “Per questo motivo, la sfida maggiore è rappresentata dalle conversazioni al telefono, anche se alcuni riescono a gestirle comodamente.”

L’elemento fondamentale è la motivazione

Ma non sono solo i fattori fisici a determinare la durata del periodo che intercorre tra impianto e comprensione del parlato: “La motivazione delle persone coinvolte è fondamentale. All’inizio devono rimanere focalizzati sull’obiettivo e partecipare attivamente al processo”, aggiunge.

Louise Skinner è sempre stata determinata: “Non è mai capitato che togliessi il mio audio processore durante il giorno e mi sono sempre attenuta al programma di allenamento. E alla fine, il duro lavoro è stato ripagato!” Oggi, a più di tre anni dall’operazione, non rinuncerebbe per nulla al mondo al suo impianto. “La mia vita è cambiata totalmente: sono diventata molto più sicura di me. Finalmente, posso essere io ad avviare una conversazione, mentre prima mi sarei limitata a sorridere e voltarmi dall’altra parte.” Ha anche trovato il lavoro dei suoi sogni: aiuta gli studenti sordi a comunicare. Prima che indossasse il suo impianto, questo compito le sarebbe stato impossibile.

La riabilitazione nei bambini

I portatori di IC che diventano sordi da adulti possono ricadere nelle vecchie abitudini durante il loro allenamento e riuscire a gestire bene solo un IC, anche se colpiti da sordità bilaterale.

Invece, i bambini che ricevono un impianto potrebbero non essere mai in grado di sentire naturalmente e, per questo motivo, è importante che indossino impianti in entrambi gli orecchi quanto prima. I bambini sordi che ricevono un impianto entro i tre anni di età, circa, hanno una maggiore capacità di apprendimento dell’ascolto rispetto a chi inizia a portarlo da più grande. Ciò è determinato dal fatto che l’elemento uditivo del cervello sarà parzialmente riassegnato ad altre funzioni, se non stimolato dal suono entro i primissimi anni di vita. Infatti, i bambini che ricevono un IC da piccoli imparano ad ascoltare e parlare in modo molto naturale, anche grazie al gioco!

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